Disturbo dell’umore, disturbo d’ansia, disturbi del comportamento alimentare, disturbo di personalità, disturbi legati alle diverse fasi di crescita
” Per aiutare qualcuno devi amarlo in modo semplice e fondamentale. Devi amare la persona che sta davanti a te e non un obiettivo che hai fissato per lei” ( Zinker J.,2001).
L’essere umano é caratterizzato da un sistema complesso, fatto di emozioni, pensieri, relazioni, percezioni che derivano dal contatto del corpo con l’esterno.
Quando, per motivi diversi, questo sistema ha un blocco e perde la propria naturale fluidità e interconnessione, ecco che la persona avverte fatica, ansia nel portare avanti il proprio progetto di vita, sentendosi imbrigliata in una rete che la imprigiona in circuiti nei quali viene meno la piacevolezza, il senso, la condivisione, la speranza.
Gli atteggiamenti che spesso vengono definiti “patologici” (vissuti di ansia, panico, depressione, aspetti ossessivi, disordini alimentari…) non sono altro che i primi tentativi che la persona prova a mettere in atto di fronte a questo caos che la disorienta, ” é la prima strada che l’essere umano imbocca nel tentativo di non perdere la rotta”.
Per questo, l’ incontro psicoterapeutico, deve avere rispetto per gli aspetti comunemente intesi
“psicopatologici”, intendendoli come l’unica strada che, fino a quel momento, è stata perseguibile per la persona che chiede aiuto.
Con il dipanarsi della terapia, terapeuta e paziente stabiliranno poi un’alleanza allo scopo di favorire la messa in atto di atteggiamenti più funzionali e vitali.
Perchè la parola può curare?
Una relazione terapeutica emotivamente significativa, così come una sana relazione di attaccamento madre- bambino, contribuisce a creare nuove reti cerebrali. Grazie alla plasticità neuronale, quindi, fare esperienza di una relazione terapeutica di fiducia, empatia e umanità, può assumere un valore fortemente riparativo, andando nuovamente a far sì che la persona acquisisca fiducia in sé e nella propria capacità di mettersi in relazione.
Cosa fa uno psicoterapeuta?
Il terapeuta ha il compito di riprendere il racconto di vita della persona che gli si siede di fronte, cercando di riparare e stabilire relazioni e connessioni laddove, invece, ci sono state rotture, solitudini, incomprensioni tra il linguaggio emotivo, quello corporeo e quello cognitivo.
Il terapeuta, con i tempi e i modi del paziente, aiuta a tessere nuovamente la trama di vita, facendo in modo che la persona possa ancora vedere la propria bellezza e potenzialità e, al tempo stesso, accettare e non lottare con i personali limiti.
Quando intraprendere un percorso psicoterapeutico?
Può essere utile rivolgersi allo psicoterapeuta quando le risorse personali non sembrano, in un preciso momento della propria vita, sufficienti per fronteggiare difficoltà legate a:
- Disturbi dell’umore ( depressione, euforia, disturbo bipolare)
- Disturbi d’ansia ( ansia, panico, fobie, ossessioni, compulsioni)
- Disturbi del comportamento alimentare ( anoressia, bulimia, binge eating)
- Disturbi di personalità ( dipendente, evitante, ossessivo-compulsivo, antisociale)
- Difficoltà legate all’accettazione della propria identità di genere
- Difficoltà legate alle fasi di crescita (adolescenza, gravidanza, menopausa, pensionamento, lutto)
In alcuni casi, il lavoro psicoterapeutico può essere affiancato alla presa in carico anche da parte di altre figure professionali ( psichiatra, dietista, logopedista, medici specialisti).